Lo smart working in tempo di Covid
Tra le tante misure adottate in tempo di emergenza dovuta al Covid, il ricorso allo smart working (anche detto lavoro agile) è stato raccomandato e incoraggiato anche attraverso disposizioni ministeriali come quelle contenute nel D.P.C.M. del 11 marzo 2020 in cui, all’art. 1, n. 7, si legge «sia attuato il massimo utilizzo da parte delle imprese di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza».
Il D.P.C.M. ha inoltre previsto uno snellimento delle procedure per l’attivazione dello smart working in azienda. Ciò, associato ai periodi di lockdown totale, ha portato al telelavoro come una scelta obbligata delle aziende. In diversi casi, bisogna dirlo, una scelta di successo per molte aziende italiane.
Il controllo dello smart worker
Il frequente ricorso a questa modalità di lavoro ha fatto emergere la questione del controllo dell’attività lavorativa da parte dei datori di lavoro.
L’home working prevede un patto fiduciario tra lavoratore e impresa, per cui è difficile che l’azienda possa esercitare un controllo a distanza. Nello Statuto dei Lavoratori è previsto che «Gli impianti audiovisivi e gli altri strumenti dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori possono essere impiegati esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale e possono essere installati previo accordo collettivo stipulato dalla rappresentanza sindacale unitaria o dalle rappresentanze sindacali aziendali.» Quindi negli accordi individuali, potrebbero essere riportate indicazioni circa i mezzi che il datore di lavoro potrebbe utilizzare per il controllo dei propri dipendenti in smart working. Per esempio, se gli strumenti di lavoro vengono offerti dall’azienda, il datore di lavoro ha tutto l’interesse a proteggere il patrimonio aziendale. Altresì importante e fondamentale per l’azienda è proteggere i dati aziendali, il know how, la proprietà intellettuale, i dati di clienti e fornitori. Formalizzare tutto in un accordo è, per questo, fondamentale per entrambe le parti, lavoratore e azienda.
L’investigatore privato nei casi in cui sia necessario un controllo approfondito
In casi in cui si presenti la necessità di controllare adeguatamente un lavoratore che si sospetta manchi di fedeltà e stia mettendo a rischio il patrimonio o i dati riservati dell’azienda, si può ricorrere ai servizi di un’agenzia di investigazioni che, rispettando scrupolosamente la legge e soprattutto l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, possa fornire dati e documentazione delle eventuali mancanze del lavoratore.
Photo credit: Freepik @jcomp